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I tagli alle tasse aziendali dividono la politica tedesca

by WeLiveInDE
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Si intensifica il dibattito sul piano di riforma fiscale di Klingbeil

Una proposta radicale del nuovo Ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil (SPD), volta a ridurre le aliquote dell'imposta sulle società ha scatenato crescenti tensioni tra il governo federale e i leader dei Länder, con crescenti preoccupazioni sulla sua effettiva efficacia economica. Sebbene il piano sia concepito per stimolare gli investimenti delle imprese e rilanciare un'economia stagnante, i critici sostengono che rischia di prosciugare le finanze pubbliche e di esacerbare le disuguaglianze esistenti, senza fornire la spinta alla crescita promessa.

Il governo federale ha recentemente approvato la legge, che include l'ammortamento accelerato per gli investimenti aziendali e una riduzione graduale dell'imposta sul reddito delle società. La perdita totale stimata di entrate pubbliche a livello federale, statale e comunale ammonta a quasi 46 miliardi di euro entro il 2029. I sostenitori, tra cui importanti associazioni imprenditoriali e partiti conservatori come la CDU/CSU, sostengono che l'iniziativa creerà posti di lavoro, stimolerà gli investimenti e ripristinerà la fiducia nel futuro economico della Germania. Tuttavia, l'attuazione incontra ora una forte opposizione in seno al Bundesrat, dove i rappresentanti dei Länder federali tedeschi temono che l'onere finanziario ricada in modo sproporzionato su di loro.

I leader statali mettono in guardia contro lo squilibrio fiscale

Uno dei critici più accesi è il Ministro-Presidente della Bassa Sassonia, Olaf Lies (SPD), che sostiene in linea di principio gli stimoli economici, ma mette in guardia dal trasferire la pressione finanziaria sui governi regionali e locali. Lies ha sottolineato che gli sforzi per rafforzare la democrazia attraverso la stabilità economica non devono andare a discapito dei servizi essenziali a livello statale e comunale.

Intervenendo in vista della Conferenza dei Ministri dei Presidenti a Berlino, Lies ha sottolineato che, sebbene il cosiddetto "stimolo agli investimenti" sia benvenuto, deve essere accompagnato da meccanismi che garantiscano l'equilibrio di bilancio a lungo termine a tutti i livelli di governo. "Non possiamo permetterci di risolvere un problema mentre ne creiamo un altro", ha avvertito.

Questa preoccupazione è condivisa da diversi leader e commentatori regionali, i quali ritengono che progressi significativi possano essere conseguiti solo attraverso negoziati costruttivi e compromessi interni, senza ripetere le evidenti lotte politiche interne osservate nella precedente coalizione federale.

La logica economica sotto esame

Al centro del disaccordo c'è la domanda fondamentale: i tagli alle imposte sulle imprese portano effettivamente alla crescita economica? Mentre l'argomentazione prevalente suggerisce che ridurre le tasse lasci alle aziende più capitale da investire – aumentando potenzialmente la produzione, le assunzioni e la produzione – molti economisti e critici definiscono questa ipotesi eccessivamente semplicistica e profondamente errata.

I risparmi fiscali non si traducono automaticamente in investimenti. Le aziende prendono decisioni di investimento basate principalmente sulla domanda prevista, non sulla liquidità disponibile. Un piccolo imprenditore o un'azienda industriale amplieranno le attività o assumeranno nuovo personale solo se c'è fiducia nelle vendite future. Senza una crescente domanda di beni o servizi, vi sono pochi incentivi ad aumentare la capacità produttiva, indipendentemente dalla politica fiscale.

Esempi passati indicano che l'eccesso di liquidità aziendale spesso confluisce in dividendi per gli azionisti, riacquisti di azioni proprie o riserve finanziarie anziché in investimenti produttivi. Inoltre, le attuali difficoltà economiche della Germania non sono legate esclusivamente alla mancanza di finanziamenti aziendali, ma a problemi strutturali più profondi, tra cui la debolezza della domanda dei consumatori, l'incertezza nel commercio globale e i costi energetici.

Le soluzioni dal lato della domanda restano trascurate

Diversi economisti indicano un approccio alternativo che ha guadagnato terreno in altre economie avanzate: stimolare la domanda interna. Anziché ridurre le tasse per le imprese più ricche, aumentare il potere d'acquisto delle famiglie a basso reddito potrebbe generare benefici economici più sostenibili. Gruppi come pensionati con pensioni ridotte, genitori single, disoccupati e lavoratori a basso reddito spesso spendono una quota maggiore del loro reddito, alimentando così le economie locali e il settore dei servizi.

Nonostante il crescente riconoscimento di questa prospettiva, la politica fiscale tedesca rimane in gran parte influenzata dalle teorie dell'offerta. I critici sostengono che questo predominio ideologico all'interno del governo e degli ambienti accademici abbia portato a decenni di occasioni mancate per costruire un'economia più inclusiva e resiliente.

Questioni politiche e tensioni di coalizione

L'attuale coalizione nero-rossa tra SPD e CDU/CSU si trova ad affrontare un difficile equilibrio. Da un lato, c'è la pressione per agire in un contesto di crescita lenta e di calo dell'ottimismo degli investitori. Dall'altro, i limiti fiscali a livello statale e comunale limitano le riforme politicamente e praticamente possibili. A complicare ulteriormente la situazione c'è l'assenza dell'FDP dal Bundestag, che tradizionalmente si è fatto promotore di tagli fiscali ma ora esercita la sua influenza solo indirettamente.

Ciò che è chiaro è che, senza una strategia finanziaria coordinata e completa, la riforma fiscale proposta potrebbe aggravare le attuali divisioni tra autorità federali e regionali. L'incapacità di raggiungere un ampio consenso potrebbe bloccare la legislazione in seno al Bundesrat e portare a un'ulteriore frammentazione del già fragile quadro economico tedesco.

I rischi economici restano irrisolti

Mentre il governo spera di utilizzare la riforma fiscale come leva per rilanciare la crescita, gli economisti avvertono che gli indicatori macroeconomici rimangono deboli. Le previsioni di crescita della Germania per il 2025 si attestano solo allo 0.4%, tra le più basse tra tutti i paesi OCSE. Senza un chiaro cambiamento negli schemi della domanda o nelle condizioni del commercio estero, anche misure fiscali generose potrebbero non essere sufficienti a invertire la tendenza al rallentamento.

In definitiva, il successo della riforma dipenderà non solo da quanto denaro rimarrà nei conti correnti delle aziende, ma anche dalla capacità delle imprese e dei consumatori di ritrovare la fiducia necessaria per spendere e investire. Fino ad allora, il dibattito politico su chi pagherà la ripresa economica – e chi ne trarrà effettivamente beneficio – non potrà che intensificarsi.

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